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Un modo diverso di abitare questo tempo

Testimonianza di un'amica di Lodi nei giorni di emergenza per il Coronavirus.


Non sentirsi soli fa la differenza.

Da ieri la zona rossa si è allargata e le restrizioni e le difficoltà interesseranno la maggior parte di noi ma sono convinta che la preghiera condivisa e i gesti di comunione, possano aiutare ciascuno ad abitare questo tempo in modo diverso.


Sabato mentre mi recavo al lavoro ho incrociato una donna africana che portava borse pesanti con entrambi le mani e un’altrettanta borsa ingombrante e all’apparenza non leggera, sulla testa. Era bellissima e sorrideva a chiunque incontrava. La prima cosa che mi è venuta in mente è “in equilibrio”. E allora mi sono un po’ domandata come possiamo fare per non essere schiacciati dalle paure, dai timori e dalle tensioni di questo tempo, dove a volte tutto ti sembra così soffocante e dove pensi che Dio sia un po’ distratto e lontano… Poi mi sono ricordata che a Elia si è presentato nella leggerezza della brezza e non nella forza impetuosa del vento e del terremoto... E allora ho provato a ripercorrere un po’ queste giornate e mi sono accorta che “piccole e preziose bellezzenon sono mai mancate e il bene, segno tangibile della Sua presenza, in silenzio continua inesorabile la sua opera e mi permetto di condividere con voi alcuni passaggi perché la prossimità si esprime anche nella condivisione di piccole gioie:

- Sabato sono andata al posto di blocco della zona rossa per portare dei documenti a C. Anche se con mascherine e a distanza di dieci metri re-incontrarci ci ha riempito il cuore di una grande commozione e dentro un breve scambio verbale abbiamo condiviso la gioia di rivederci, la nostalgia forte di poter rivivere insieme momenti della giornata, la sua gratitudine per la nostra vicinanza e per quelli che hanno pregato per suo papà, ma ci siamo anche immedesimati in coloro che vivono da tempo situazioni di divisioni, di guerre e dove anche semplicemente per andare a comperare il pane o incontrare un parente devono passare ore al check point o comunque devono sottostare a limiti della libertà che a volte, come vediamo in questi giorni, cancellano la loro dignità di uomini.


- Da una settimana il servizio di distribuzione del cibo alle famiglie in difficoltà che condividiamo con la Caritas diocesana è ripartito e questo è stato possibile perché gli operatori del centro di ascolto hanno donato gratuitamente del tempo per chiamare le famiglie che accedono e fissare degli appuntamenti spalmati nella giornata in modo da evitare assembramenti e rendere quindi possibile la distribuzione. E quando a fine settimana, a causa delle chiusure e quindi dei mancati ritiri dei generi alimentari, il magazzino è rimasto vuoto abbiamo lanciato un appello sui social e così, abbiamo assistito ad una silenziosa ma incessante catena di persone di ogni estrazione sociale che sono venuti a portare generi alimentari da distribuire… e chissà, magari tra loro c’erano anche una parte di quelli che hanno assaltato i supermercati e si sono accorti che il mondo non finisce alla porta della loro casa.

- Ho un amico medico all’ospedale di Casalpusterlengo e a volte non torna neanche a casa. Ci teniamo in contatto con qualche breve messaggio e mi racconta che come qualcuno si è dato per giorni irreperibile o qualcuno in ferie non è rientrato a supportare tutto il personale, così ci sono infermieri e medici che da giorni si offrono per prestare le cure necessarie ai malati e spesso si preoccupano perché la stanchezza abbassa il livello della qualità del loro intervento e non garantiscono il meglio alle persone che sono in difficoltà, in particolar modo i più vulnerabili.


- Domenica ho fatto gli auguri per la festa della donna a una donna africana che ogni settimana quando viene a ritirare il cibo al nostro servizio passa a trovarmi. A volte mi chiede se posso rimborsargli il biglietto del treno perché quella settimana fa fatica con le sue economie ma spesso passa solo per salutarmi. È sposat, ha due figli che vanno alle elementari ed è quasi totalmente cieca. Le ho detto che mi mancava questo appuntamento settimanale e lei ha condiviso questo pensiero aggiungendo anche che lei si ritiene uno dei “miei crocifissi”. Le ho detto che non era vero ma poi ho pensato che forse aveva ragione ma non nel senso che lei intendeva. Perché come il Signore con le sue braccia spalancate ci educa ad un amore grande, anche lei mi educa costantemente, incontro dopo incontro, con il suo modo di abitare la vita con bellezza anche se costantemente piena di limiti e fatiche.


- Anche oggi è stata una giornata molto difficile perché in questo tempo alcune situazioni che si creano nelle comunità e non ultima il minore positivo presente in una di esse, ci impongono scelte che sono solo emergenziali e non ideali, si devono affrontare le paure e i timori di alcune persone che degenerano e perdono il controllo, ma c’è anche la quasi totalità degli operatori che anche assumendosi dei rischi si recano al lavoro e si attivano con generosità per risolvere i problemi che nascono da questa situazione emergenziale. Poco prima di chiudere l’ufficio un giovane che lavora con noi, mi ha chiesto un confronto sul senso di tutto quello che sta avvenendo. Che bello quando un giovane si pone degli interrogativi! È stato un confronto ricco e prezioso per entrambi. Quale miglior regalo per poter dire che anche oggi è stata una giornata buona e che ha portato in sè un po’ di vita bella.


Concludo con un pensiero di Calvino tratto dal libro “Il sentiero dei nidi di ragno” che un amico mi ha inviato :

“L’esperienza è la memoria più la ferita che ti ha lasciato, più il cambiamento che ha portato in te e che ti ha fatto diverso”

Questo è un tempo di grande fatica. Ancora è presto per fare un bilancio ma alla fine di tutto se ci guarderemo dentro, oltre alle cicatrici delle ferite che per alcuni saranno profonde, sicuramente ci accorgeremo di quanto siamo cambiati e di quanta nuova bellezza dimora in noi.


Grazia

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